[rev_slider_vc alias=”corsionline”]

Benvenuto alla ventunesima parte del nostro programma di 21 giorni
OSHO: Meditazione per persone indaffarate
Strategie per alleviare lo stress di chi non ha tempo per meditare.

INTRODUZIONE
Durante i precedenti venti giorni di questo corso, hai sentito parlare, e si spera che tu abbia sperimentato, molte dimensioni della meditazione; e ti sono state date molte tecniche utilissime per vivere una vita più rilassata nella frenesia del mondo moderno. E forse avrai avuto un’intuizione di come la meditazione possa avere effetti più profondi su di te, e aiutarti a scoprire l’innocenza e la freschezza che avevi quando sei entrato nella vita per la prima volta.

Il programma di oggi tratta del fatto che nell’essenza più intima del nostro essere, noi tutti siamo adamantini, limpidi e puri – ancora colmi di meraviglia, sebbene il mondo reale ci chieda di crescere e di adattarci.
E nella nostra ultima meditazione, Osho ci chiede di “respirare come un bambino”.
E nel suo discorso di oggi, Osho prende in considerazione la domanda: «A chi serve la meditazione?» È utile alle persone comuni, oppure solo ai mistici? Ed è adatta per i bambini?

Prima di tutto, Osho chiarisce che nessuno è una persona comune, tutti sono unici. E tutti un tempo erano mistici: ogni bambino possiede lo stupore, il senso della meraviglia, della ricerca. Poi abbiamo appreso qualcos’altro. Abbiamo imparato a dire: «Sono un uomo d’affari», oppure: «Sono una madre».
La meditazione, dice Osho, libera il tuo sentire mistico ed è per tutti. La meditazione non è un condizionamento; è un esperimento, un’esperienza. E la si può insegnare ai bambini, non è qualcosa che li imprigionerà in nessun sistema di pensiero: resteranno naturali, intelligenti, spontanei.

OSHO TALK – Le parole di Osho

Sono sicuro che la meditazione vada bene per i mistici. Ma perché mai tu la proponi alle persone comuni e ai loro figli?

Io non ho mai incontrato una persona comune, non esistono. Sono idee generate dagli egoisti. L’egoista deve dare vita a qualcosa di ordinario: è il solo modo per l’ego di esistere, di durare.
Non un solo essere umano è un uomo qualunque, perché ciascuno è assolutamente unico. Non puoi trovare nessuno che sia esattamente come te.

Tu dici: «Sono sicuro che la meditazione vada benissimo per i mistici».
Certo, è per i mistici, ma noi tutti siamo mistici nati, perché ciascuno di noi porta in sé un mistero immenso che deve essere realizzato, tutti portiamo dentro di noi un potenziale infinito che deve essere reso attuale. Tutti siamo nati con un futuro. Ciascuno di noi ha una speranza.
Cosa intendi con il termine mistico? Un mistico è qualcuno che cerca di realizzare il mistero della vita, che si addentra nell’ignoto, che cammina su sentieri inesplorati, la cui vita è avventura, esplorazione. Ma ogni bambino inizia così il viaggio della vita: con stupore, con meraviglia, con un intimo e profondo desiderio di indagare.

Ogni bambino è un mistico. Da qualche parte, sul percorso della vostra cosiddetta crescita, si perde il contatto con la propria potenzialità interiore di essere un mistico e si diventa un uomo d’affari oppure un impiegato o un funzionario o un ministro: si diventa qualcun altro… e si inizia a pensare di essere quello. E quando si crede qualcosa, lo si diventa.
Il mio sforzo tende a distruggere tutte le nozioni errate che ciascuno di voi ha su di sé e a liberare il vostro misticismo. La meditazione è un modo per liberarlo e si addice a tutti, senza eccezioni: non conosce eccezione alcuna!

Sono sicuro che la meditazione vada benissimo per i mistici. Ma perché mai tu la proponi alle persone comuni e ai loro figli?
Non esiste una sola persona comune, e i bambini sono le persone più in grado di entrare in meditazione: sono mistici allo stato naturale. E prima che siano distrutti dalla società, prima che vengano distrutti dagli altri robot, dalle persone già corrotte, è meglio aiutarli, far sì che conoscano qualcosa della meditazione.

La meditazione non è un condizionamento, perché non è un indottrinamento. La meditazione non dà ai bambini alcun credo. Se insegni a un bambino come diventare un cristiano, devi dargli una dottrina; devi costringerlo a credere in cose che, viste naturalmente, sembrerebbero assurde. Devi dirgli che Gesù è nato da una madre vergine, ciò diventa fondamentale.
In questo modo distruggi la naturale intelligenza del bambino. Se non ti crede, vai in collera, e ovviamente hai il potere di punirlo, lo puoi maltrattare in mille modi. Se invece ti crede, deve lottare con la propria intelligenza: la cosa gli sembra assurda, ma deve scendere a compromessi con te; e quando inizia a scendere a compromessi, la sua intelligenza decresce, diventa stupido.

Se insegni a un bambino la meditazione, non lo indottrini. Non gli dici che deve credere in qualcosa; lo inviti semplicemente a fare un esperimento di non-pensiero: il non-pensiero non è una dottrina, è un’esperienza. E i bambini ne sono estremamente capaci, perché sono vicinissimi alla sorgente: ancora ricordano qualcosa di quel mistero. Sono appena usciti dall’altro mondo, ancora non l’hanno dimenticato completamente. Prima o poi se ne dimenticheranno, ma la fragranza li circonda ancora. Ecco perché tutti i bambini sembrano così belli, così colmi di grazia. Avete mai visto un bambino sgraziato?

Ma poi, cosa accade a tutti questi bambini bellissimi? Dove scompaiono? Infatti, nella vita sarà difficilissimo trovare persone altrettanto belle; cosa accade dunque a tutti quei bambini bellissimi? Come mai si trasformano in persone sgraziate? Quale incidente, quale calamità si verifica sulla strada?

I bambini iniziano a perdere la loro grazia il giorno in cui iniziano a perdere la propria intelligenza. Iniziano a perdere il loro ritmo naturale, la loro naturale eleganza e iniziano ad apprendere un comportamento artificiale. Non ridono più spontaneamente, non piangono più spontaneamente, non danzano più spontaneamente. Li avete costretti a forza in una gabbia, in una camicia di forza. Li avete imprigionati.

Le catene sono estremamente sottili, sono assolutamente invisibili. Sono catene costruite col pensiero, i cui nomi sono: cristianesimo, induismo, islamismo. Avete incatenato il bambino con catene invisibili: non riesce a vederle per cui non è in grado di vedere che ora è incatenato. E soffrirà per tutta la vita. È una prigionia senza remissione! Non è come mettere in carcere qualcuno; in questo caso si crea una gabbia intorno a un essere umano, in modo tale che la prigione lo segue ovunque vada. Può andare sull’Himalaya e stare seduto in una grotta: rimarrà un hindu, rimarrà un cristiano – ancora penserà i pensieri di sempre.
La meditazione è un sentiero per entrare dentro di sé, a profondità tali che i pensieri non esistono più; dunque, non è un indottrinamento.

Né si tratta di insegnare alcunché; di fatto, si tratta solo di rendervi consapevoli della vostra capacità interiore a esistere senza pensiero, senza mente.
E il momento migliore per comprenderlo è quando il bambino non è ancora stato corrotto.

Tratto da: Sufis: The People of the Path, Volume 1 – Capitolo 10, prima domanda

ISTRUZIONI per la MEDITAZIONE

La tecnica di meditazione di oggi porta a riscoprire il proprio respiro naturale. Con il respiro dentro di te viaggia un’energia sottile. Se respiri correttamente, non ti senti mai stanco, sei sempre disponibile a fare qualsiasi cosa – sei sempre rispondente, sempre pronto a rispondere al momento presente, pronto a cogliere la sfida, sei sempre disponibile. Hai così tanta energia che, qualsiasi cosa accada, sei pronto a rispondere. Hai un flusso straripante di energia.
La tecnica porta a…

RESPIRARE COME UN BAMBINO

Osserva un bambino: quello è il modo giusto di respirare. Quando un bambino respira, il petto non è affatto coinvolto. La pancia va su e giù: il bambino respira dalla pancia, quello è il respiro naturale. Lascia che la pancia si sollevi quando inspiri, lascia che si abbassi quando espiri. Tutti i bambini hanno un po’ di pancia; quella pancia esiste perché con la respirazione nella loro pancia si accumula un serbatoio di energia vitale.

Ricordati di non usare troppo il torace. Lo si deve usare solo molto di rado: se stai correndo per salvarti la vita, allora puoi usarlo. È un meccanismo d’emergenza: in quel caso, puoi usare un respiro breve, veloce… e metterti a correre.
Il petto è adatto soltanto per situazioni di emergenza, perché è difficile respirare naturalmente in una situazione di emergenza. Se respiri naturalmente, rimani calmo e tranquillo, non puoi correre, non puoi lottare.
Sei come un Buddha. E se una tigre ti salta addosso nella foresta e tu continui a respirare naturalmente… non te ne preoccuperai affatto, non sarai in grado di proteggerti.

Per questo la natura ti ha dato un meccanismo d’emergenza, il petto: quando ti attacca una tigre devi lasciar perdere la tua respirazione naturale e respirare nel torace. Così hai maggiori possibilità di correre, di lottare, più energia da bruciare velocemente. È un’energia molto superficiale ma intensa – ed è uno stato di tensione, profondamente disturbato.
Se respiri sempre dal petto, come abbiamo preso l’abitudine di fare, nella tua mente ci saranno delle tensioni. Se respiri sempre dal petto, avrai sempre paura; perché la respirazione toracica è adatta solo alle situazioni in cui c’è paura. Se questa diventa un’abitudine, avrai sempre paura, sarai teso, sempre pronto a fuggire.

Nelle persone che hanno paura il petto è in tensione e il respiro è estremamente superficiale. Se riescono ad approfondire il respiro, a portarlo a toccare la pancia, il centro dell’hara, allora la loro paura svanisce.
Se hai respirato nel modo sbagliato per molti anni, avrai sviluppato una particolare muscolatura che sarà d’ostacolo; è qualcosa che si deve modificare, perché non ti permetterà di respirare in profondità. Una volta cambiata quella muscolatura, la paura e la tensione scompaiono.

Dunque, di nuovo: osserva un bambino respirare – quello è il respiro naturale – e respira allo stesso modo, non appena te ne ricordi. Lascia che la pancia si sollevi quando inspiri, lascia che si abbassi quando espiri. E lascia che accada a un ritmo tale da diventare quasi una canzone della tua energia, una danza – ritmica, armonica – e ti sentirai così rilassato, così vivo e vitale che ora non puoi nemmeno immaginare che tanta vitalità sia possibile.

*

Adesso sperimentiamolo per un momento, finché senti tre suoni di cimbali che segnano la fine della meditazione di oggi.