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Benvenuto alla quindicesima parte del nostro programma di 21 giorni
OSHO: Meditazione per persone indaffarate
Strategie per alleviare lo stress di chi non ha tempo per meditare.

INTRODUZIONE
Potresti essere uno di quelli che si lamentano di essere sempre occupati – a causa del tuo lavoro o della tua famiglia. Ma cosa succede quando non hai arretrati sul lavoro e le persone che ami sono felici… sei davvero capace di rilassarti e di non fare niente? Oppure ti ritrovi a cercare qualcosa da fare, qualsiasi cosa. Forse ti ritrovi a vedere un film scadente – un altro… – e ti senti irrequieto, insoddisfatto.
Il programma di oggi tratta del motivo che porta a evitare il vero silenzio, la vera quiete. E la meditazione di oggi si riferisce alla differenza tra udire e ascoltare, e spiega come puoi trasformare la tua capacità di essere immobile e silenzioso in qualsiasi situazione.

Nel discorso di oggi, Osho spiega come le persone vogliono essere sempre occupate. Afferma che “le persone sono impegnate senza aver nulla da fare” perché hanno paura di andare dentro di sé.

OSHO TALK – Le parole di Osho
La gente vuole tenersi occupata. Se non hanno niente da fare, le persone troveranno qualcosa, una cosa qualsiasi; possono ricominciare a leggere lo stesso giornale: fondamentalmente si tratta di spazzatura, perché dunque lo stai rileggendo? Non hai niente da fare, e tu vuoi fare qualcosa… perché quando non fai nulla, all’improvviso la tua energia inizia a muoversi verso l’interno: devi trovare qualcosa a cui aggrapparti, solo così puoi rimanere all’esterno.

Seduto da solo, ti senti agitato, inquieto. Vuoi andare al club, a teatro o anche solo a camminare al mercato, in modo da tenerti occupato. Quantomeno camminando e guardando i negozi, le vetrine, o parlando con qualcuno di cose totalmente prive di senso – tu non hai bisogno di parlarne, né gli altri hanno voglia di ascoltare, ma tutti continuate a chiacchierare – in qualche modo, trovi qualcosa cui aggrapparti.

La gente è indaffarata anche senza impegni… e qualcuno potrebbe anche sostenere di volersi riposare; di fatto nessuno vuole riposare perché, se riposi davvero, diventa automaticamente una meditazione e inizi a cadere nella tua interiorità. Inizi a muoverti verso il tuo centro interiore, e la paura ti afferra: ti spaventi, perciò vai al mercato, vai al club, diventi un membro del Rotary Club, del Lions Club – nel mondo esistono migliaia di stupidaggini con cui tenerti occupato!
Continua a muoverti all’esterno e ad aggrappati a qualcosa perché, se non ti aggrappi a qualcosa, all’improvviso l’energia inizia a muoversi verso la sfera interiore.

A coloro che vengono da me e mi chiedono: «In che modo devo meditare?», rispondo: «Non è necessario chiedere come meditare, chiedi semplicemente come stare senza fare niente: la meditazione accade spontaneamente. Chiedimi soltanto il modo per rimanere senza fare niente, tutto qui. Il trucco della meditazione è tutto qui: come rimanere senza fare niente. Rimanendo inattivo, non potrai evitarlo: in te fiorirà la meditazione».

Quando non stai facendo niente, la tua energia si dirige verso il centro, si acquieta nel centro del tuo essere. Quando stai facendo qualcosa, l’energia va all’esterno; fare è un modo per fluire all’esterno, non fare è un modo per fluire all’interno. Ogni occupazione è una fuga da te stesso: sono tutte occupazioni che ti aiutano ad aggrapparti all’esterno del tuo essere; sono pretesti per restare fuori di te.
L’uomo è ignorante e cieco, e vuole restare ignorante e cieco perché, quando va dentro di sé, ha la sensazione di entrare in un caos. Infatti è così.

Tu hai creato un caos dentro di te; adesso devi incontrarlo e attraversarlo. Devi avere coraggio: il coraggio di essere te stesso e di entrare nella tua interiorità. Non mi sono mai imbattuto in un coraggio più grande di questo: il coraggio di essere meditativo.
Se mediti, se ti siedi in silenzio, verrai preso in giro: «Cosa stai facendo, ti guardi l’ombelico… stai fissando l’ombelico? Cosa stai facendo: stai aprendo il terzo occhio? Dove stai andando? Sei forse un po’ morboso? Dimmi, cosa c’è da fare, dentro di sé? All’interno non c’è nulla!»

Per la maggioranza dell’umanità l’interiorità non esiste; per costoro esiste solo il mondo esteriore. E la realtà è l’esatto opposto: solo l’interiorità è reale, il mondo esterno è soltanto un sogno. Ma quella gente definisce “morbosi” gli introversi. E definisce anormali i meditatori. A cosa può servire sedersi da soli e guardarsi dentro? Cosa si può trovare all’interno? L’uomo non ha niente dentro di sé.
David Hume, uno dei più grandi filosofi inglesi, una volta fece una prova… Un giorno chiuse gli occhi – era un uomo totalmente di mondo, molto logico, un empirico per niente meditativo – chiuse gli occhi ed esclamò: «È così noioso! È una noia guardarsi dentro! I pensieri scorrono, a volte affiora qualche emozione, e tutto questo continua a sfrecciare nella mente, e tu non fai che osservarlo… che senso ha? È inutile. Non serve a niente».

Questo è ciò che capisce molta gente; il punto di vista di Hume è quello della maggioranza: cosa troverai mai dentro di te? Ci sono le tenebre e i pensieri fluttuanti qui e là: cosa potrai mai fare? Cosa vuoi ottenere? Se Hume avesse aspettato un po’ più a lungo, cosa difficile per persone come lui, se fosse stato un po’ più paziente, a poco a poco i pensieri sarebbero scomparsi, le emozioni si sarebbero acquietate.
D’altra parte, se gli fosse accaduto, avrebbe commentato: «Adesso è anche peggio, perché è arrivato il vuoto. Quantomeno prima c’erano i pensieri, qualcosa che mi teneva occupato, da osservare, su cui riflettere; adesso anche i pensieri sono scomparsi, è rimasto soltanto il vuoto. Cosa posso fare con il vuoto? È del tutto inutile».

Se però avesse aspettato ancora un po’, anche le tenebre sarebbero scomparse. Accade, come quando arrivi dall’esterno in pieno sole, ed entri in casa: tutto ti sembra buio, perché i tuoi occhi hanno bisogno di adattarsi un po’. Sono abbagliati dal sole che splende all’esterno; in confronto, l’interno della casa sembra buio. Non ci vedi, ti sembra notte; ma se aspetti seduto, se ti riposi su una sedia, dopo pochi secondi gli occhi si abituano. La casa non è più buia, c’è più luce… se ti riposi per un’ora, tutto diventa luminoso. Il buio è scomparso.
Quando entri in casa, ci vuole un po’ di tempo, un po’ di pazienza… non si deve aver fretta!

Con la fretta nessuno può arrivare a conoscere se stesso. Occorre un’attesa molto, molto profonda; occorre una pazienza infinita. A poco a poco le tenebre scompaiono, poi sopraggiunge una luce che non ha alcuna sorgente, che non proviene da una fiamma. Dentro di te nessuna lampada sta bruciando, e non c’è alcun sole. È una luce simile al chiarore dell’alba… la notte è svanita e il sole non è ancora sorto. Oppure è un lucore simile al crepuscolo, quando il sole è tramontato e la notte non è ancora scesa.
Quando vai dentro di te, arrivi alla luce senza alcuna sorgente. In quella luce, per la prima volta inizi a comprendere te stesso, chi sei, perché tu sei quella luce. Tu sei quel crepuscolo, quella pura chiarezza, quella percezione, nella quale colui che osserva e ciò che è osservato scompaiono; rimane soltanto la luce.
Ma ci vuole tempo.

All’inizio, percepirai il caos… devi attraversarlo. E nessun altro può farlo per te, ricordalo: tu lo devi attraversare.
Il Maestro può fare soltanto questo: può aiutarti ad attraversarlo, può infonderti coraggio. Può dirti: «Non avere paura, mancano ancora solo pochi passi!»
All’inizio l’incontro con se stessi è una sofferenza. È doloroso, fa male… è un dolore lancinante; ferisce, è un dolore infernale, ma la beatitudine si consegue solo grazie a quel soffrire. Non c’è altro modo.
Solo chi attraversa tutto quel soffrire acquista la capacità di conseguire l’estasi suprema.

Tratto da: Just like That – Capitolo 6
Disponibile in italiano: La magia del semplice

ISTRUZIONI per la MEDITAZIONE
Il nostro mondo è pieno di rumore – del traffico, di gente che parla, di suoni naturali e di macchinari al lavoro… può diventare una cacofonia che non smette mai, neppure di notte. Questo tende a disturbarci, distrarci e destabilizzarci.
La tecnica di oggi usa l’ascolto in modo da rendere riposante perfino i suoni più fastidiosi, mentre aiuta al tempo stesso la scomparsa dell’ego.
Mentre ti descrivo come funziona questa meditazione, la puoi già iniziare a praticare. Poi, continueremo ancora per qualche minuto, fornendoti una varietà di suoni con cui giocare – alla fine tre suoni di cimbali ti diranno che la meditazione è finita. La meditazione è chiamata:

ASCOLTA SEMPLICEMENTE, CON GIOIA
Anche se stai ascoltando qualcosa che non hai mai pensato valesse la pena ascoltare, ascoltalo allegramente, con gioia, come se stessi ascoltando una sonata di Beethoven e, all’improvviso, ti accorgerai che la qualità di quel rumore si è trasformata ed è diventato bello.
Esiste una differenza tra udire e ascoltare. Se non sei sordo, senti; questa è la parte fisica dell’ascolto, la parte più materiale. Ma se non ascolti con attenzione, se non ascolti con totalità, se non sei presente a quel suono, se non partecipi, allora resta solo un udire; quello non è ascoltare. Udire è qualcosa di fisico.

Quando il tuo spirito è coinvolto, diventa ascolto. Ascoltare è una partecipazione profonda tra il corpo e l’anima. Ed è per questo che è stato usato come uno dei metodi di meditazione con maggiori potenzialità. È un ponte che unisce due infiniti: la dimensione materiale e quella spirituale.
Lascia dunque che questa meditazione ti dia un aiuto.

Ovunque ti trovi, che tu sia seduto o che cammini, ascolta semplicemente ciò che accade. Se sei al mercato, sentirai moltissimi rumori e un gran traffico; forse sentirai un treno, un autobus o un aereo. Ascolta, evitando che la tua mente cominci a pensare che è rumoroso e lo rifiuti; ascolta in modo empatico, come se stessi sentendo della musica, e all’improvviso ti accorgerai che la qualità di quel rumore è cambiata. Non è più molesto e fastidioso, non ti distrae più; al contrario, è diventato molto riposante: se ascoltato nel modo corretto, anche il mercato può diventare una melodia!
La cosa importante non è ciò che stai ascoltando, bensì il fatto che tu stia ascoltando, non solo udendo. E quando ascolti con gioia, in modo allegro ed estatico, allora scende molto in profondità, perché è solo nella gioia che ci apriamo. Quando non siamo gioiosi, ci chiudiamo.

Anche se ti trovi a sentire un rumore che non hai mai ritenuto valesse la pena di ascoltare, ascoltalo con estrema gioia, come se stessi ascoltando una delle tue melodie preferite – e all’improvviso vedrai che la qualità di quel rumore si è trasformata ed è diventato bellissimo.
E in quell’ascolto il tuo ego scomparirà. Ogni volta che il corpo e l’anima sono davvero uniti, in qualsiasi azione, l’ego scompare… e con questo “ascoltare con gioia” non resta alcuna distanza tra il corpo e l’anima.

Prova ad ascoltare nel modo appena descritto, la serie di suoni che segue, fino a quando senti il suono dei cimbali che indica la fine della meditazione di oggi.