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LA VISIONE DI OSHO
Sulla Rabbia…

“Se cerchi di non andare in collera, reprimerai la rabbia. Se cerchi di trascendere la rabbia, non la reprimerai: al contrario, la dovrai comprendere, dovrai osservarla. Nell’osservazione esiste la trascendenza.

Se reprimi la rabbia, questa scenderà nel tuo inconscio, sarai sempre più avvelenato. Questo non va bene, non è salutare, prima o poi ti porterà alla nevrosi. E un giorno o l’altro quella rabbia accumulata esploderà, e sarà molto più pericolosa perché non riuscirai assolutamente a controllarla. In questo caso è meglio esaurirla ogni giorno in piccole dosi. Quelle dosi sono omeopatiche: se una volta ogni tanto ti senti arrabbiato, arrabbiati. È molto più salutare dell’accumulare rabbia per alcuni anni e poi esplodere un giorno. In questo caso sarebbe troppo, non sarai affatto consapevole di ciò che stai facendo. Sarà pura follia. Potresti fare qualcosa di tremendamente dannoso per te stesso o per qualcun altro, potresti anche uccidere o suicidarti.

Pitagora non dice di reprimere, nessun illuminato potrà mai dirti di reprimere la rabbia. Dice di trascenderla, di andare al di là. La trascendenza è un processo completamente diverso. Trascendendo non reprimi la rabbia né la esprimi. Tu conosci solo due vie per rapportarti alla rabbia: l’espressione e la repressione. E né l’una né l’altra sono vie reali per trattare con lei.

L’espressione non è utile, perché con l’espressione crei rabbia nell’altro, in questo modo diventa una catena … per cui l’altro la esprime, e di nuovo tu vieni provocato … dove finirà mai? E più la esprimi, più diventa un’abitudine, un’abitudine meccanica. E più la esprimi, più ne fai pratica! Ti sarà difficile venirne fuori.

Da questa paura nasce la repressione: non la esprimi, perché crea infelicità a te e agli altri, per cui non serve. Ti rende orribile, crea nella vita situazioni orribili che alla fine devi pagare in prima persona. E, pian piano, diventa un’abitudine tale da trasformarsi nella tua seconda natura.

La repressione sorge a causa della paura di esprimerla. Ma se la reprimi, accumuli veleno. È inevitabile che esploda.
Il terzo approccio, l’approccio di tutte le persone illuminate del mondo, non è l’espressione né la repressione, ma l’osservazione! Quando sorge la rabbia, siedi in silenzio, lascia che ti circondi nel tuo mondo interiore, lascia che quella nube ti avvolga, sii un osservatore silenzioso. Osserva … questa è rabbia.

Buddha diceva ai suoi discepoli: quando sorge la collera, ascoltatela, ascoltatene il messaggio. E continuate a ricordarvene, ripetetevi in continuazione: rabbia, rabbia … restate svegli, non addormentatevi. State all’erta: la rabbia vi circonda. Tu non sei quella rabbia! Ne sei l’osservatore. Questa è la chiave!

Pian piano, osservando, ne diventi così separato che non ti può più influenzare. E ne diventi così distaccato e così separato, sei così lontano, la distanza è tale che non sembra più una cosa rilevante. Di fatto, riderai di tutte le cose ridicole da te fatte in passato, a causa di questa rabbia. Non è te. Esiste, all’esterno del tuo essere. Ti circonda, ma nel momento in cui ne sei disidentificato, non riverserai più in lei le tue energie.

Ricorda: noi riversiamo la nostra energia nella rabbia, solo così acquista vitalità. Di per sé non ha energia alcuna, dipende dalla nostra cooperazione. Nell’osservazione, la cooperazione viene rotta, tu non la sostieni più. La rabbia apparirà per alcuni istanti, per pochi minuti, poi se ne andrà. Non trovando in te nessuna radice, non trovandoti disponibile, vedendo che tu sei lontanissimo, un osservatore sulla collina, scomparirà, si dissolverà. E quella scomparsa è bellissima. Quella scomparsa è un’esperienza grandiosa.

E vedendo la rabbia scomparire, sorge una profonda serenità: il silenzio che segue la tempesta. Sarai sorpreso
di vedere che ogni qualvolta sorge la rabbia e tu sei in grado di osservarla, cadrai in una profonda tranquillità come mai hai conosciuto in passato. Cadrai in una profonda meditazione … quando la rabbia scomparirà, ti vedrai fresco, giovane, innocente, come mai ti sei conosciuto in passato.

In quel caso sarai riconoscente perfino alla rabbia, non sarai in collera con lei, perché ti ha fornito uno spazio nuovo, bellissimo, in cui vivere, un’esperienza assolutamente fresca in cui addentrarti. L’hai usata, ne hai fatto un trampolino per uscirne.
Questo è un uso creativo delle emozioni negative.”
Philosophia Perennis, Volume 2, capitolo 4

LA MEDITAZIONE DI OGGI
Cambiare lo schema della rabbia
Spesso sembra che la rabbia stia ribollendo sotto la superficie, semplicemente in attesa di un’occasione per esplodere. Anche se la butti fuori e trovi un modo per esprimerla, a meno che tu non vada in profondità per scoprire la sorgente, trovando cosa c’è dentro di te che la innesca, lo schema fondamentale non cambia. Se tutto ciò che fai è sfogarla, dopo inizi di nuovo ad accumulare rabbia e lo schema continua.

La meditazione che presentiamo oggi è una di quelle che possono rompere lo schema che ci fa accumulare questa rabbia ripetutamente.
È un metodo che usa il tuo corpo come guida. Falla con sincerità, e poi guarda cosa affiora in te.

L’unico modo per scoprirlo è farla con totalità. Puoi praticare questa tecnica quando hai tempo. Hai bisogno di circa venti minuti.

Il metodo
Ogni giorno, per quindici minuti, quando senti che per te va bene, chiudi la porta della tua camera e seduto o in piedi, inizia a sentire la rabbia, ma non rilasciarla, non esprimerla… nemmeno un cuscino da percuotere. Reprimila in ogni modo.

In un primo momento potresti aver bisogno di ricordare una situazione specifica in cui ti sei sentito davvero arrabbiato, giusto per ricreare la sensazione. Ma lasciati guidare dal corpo, lascia che ciò che senti nel corpo in quel momento sia il tuo punto centrale, non quello che ha causato la rabbia in un primo momento.

Non intellettualizzare, stai in contatto con le sensazioni fisiche che salgono quando è presente la rabbia. E permetti a queste sensazioni di diventare sempre più intense.
Se percepisci la tensione nascere nello stomaco, come se qualcosa stesse per esplodere, tira dentro lo stomaco, rendilo il più teso possibile.

Se senti che le spalle stanno andando in tensione, le mani vogliono stringersi a pugno, vuoi colpire qualcuno, rendi le spalle e le mani sempre più tese e serrate.
Se senti che stai serrando la mascella, che vuoi urlare, stringi sempre più forte la mascella. Lascia che il corpo sia il più teso possibile, quasi come se ci fosse un vulcano che ribolle all’interno, ma senza rilasciare nulla.

Questo è il punto da ricordare: non rilasciare, non esprimere.
Non gridare, altrimenti lo stomaco si rilasserà. Non colpire nulla, diversamente le spalle si lasceranno andare e si rilasseranno.

Per quindici minuti mantieniti surriscaldato, come se stessi raggiungendo il punto di ebollizione. Per quindici minuti mantieni la tensione fino al culmine.
Puoi mettere una sveglia o un timer che ti indichi quando i quindici minuti scadono; dopo… siedi in silenzio, chiudi gli occhi, rilassa il corpo e osserva soltanto cosa succede. Sii un testimone per almeno altri cinque minuti, anche di più se ti fa sentire bene. Rilassa il corpo e limitati a osservare.

Se trovi che questo metodo sia adatto a te, allora ripetilo ogni giorno per due settimane.
Questo “allenamento corporeo” costringere il tuo schema a sciogliersi.
Se senti che la rabbia non è il tuo problema, puoi sostituirla con un’altra emozione della quale vuoi cambiare lo schema. Può essere tristezza, gelosia, paura… e puoi adattare gli esercizi di conseguenza.