Ridere la vita

Ridere la vita

OSHOCOP-RIDERE

Osho riesce a traghettare il lettore dal comune equilibrio fondato su autocoscienza, infelicità e serietà – le tre malattie mortali dell’uomo – al cielo limpido della consapevolezza.

«L’autocoscienza è una malattia. La consapevolezza è salute, l’autocoscienza è una malattia: qualcosa non è andato per il verso giusto. È sorto un legame, un complesso. Il fiume della consapevolezza non sta più fluendo naturalmente: qualcosa di estraneo vi è entrato, qualcosa di alieno, qualcosa che il fiume non riesce ad assorbire, qualcosa che non riesce a diventare parte del fiume, qualcosa che oppone resistenza e non si fonde con il fiume.

L’autocoscienza è uno stato patologico: qualcosa di irrigidito, di bloccato. Assomiglia a una pozza d’acqua sporca, che non va da nessuna parte: si limita ad asciugare, evapora per morire. Ovviamente, puzza.

Dunque, la prima cosa da comprendere è la differenza tra l’autocoscienza e la consapevolezza.

La consapevolezza non ha alcuna idea dell’io, dell’ego. Non ha alcuna idea che esista una separazione dall’esistenza. Non conosce alcuna barriera, nessun confine. È un’unità con l’esistenza; si vive in profonda sintonia nell’attimo. Non esiste alcun conflitto tra l’individuo e il Tutto: si scorre semplicemente nel Tutto, e il Tutto scorre semplicemente nell’individuo. È simile alla respirazione: si inspira e si espira; quando inspiri il Tutto entra in te, quando espiri tu entri nel Tutto. È un flusso costante, una continua condivisione. Il Tutto continua a dare a te, tu continui a dare al Tutto. Non si perde mai l’equilibrio. Invece, in un uomo autocosciente, qualcosa è andato storto.» Osho

Ridere la vita

Risvegliarsi alla realtà della vita

Collana: Eretica

Formato: 12 x 16,5

Pagine 112 – Prezzo 12,00 euro

Viviamo governati dalla logica della sopravvivenza e, malgrado le migliori intenzioni, la vita ne viene filtrata e le nostre potenzialità reali ne subiscono le conseguenze: nel migliore dei casi sono distorte, nel peggiore non siamo neppure consapevoli di quali siano le nostre qualità esistenziali.
Il risultato è un mondo chiuso, preda di una profonda entropia che sta assorbendo tutto e tutti al punto da rendere la vita quotidiana una “nera realtà”; qualcosa che, paradossalmente, rende più facile comprendere che la vita esiste in base a una logica diversa: la logica della natura.
Lo Zen è la miglior e maggior espressione di questa logica: da un lato parla di cos’è l’esistenza, allorché le cose accadono in armonia con l’intelligenza della realtà cosmica, dall’altro opera praticamente per aiutare a entrare in contatto con le proprie potenzialità nascoste, per liberarle. Tutto questo è proposto come stile di vita: nessuna fuga dalla realtà quotidiana, bensì un’intima immersione nelle attività e negli interessi di tutti i giorni, con una marcia in più: la consapevolezza. Il risultato è una vita di pienezza in cui la fiducia in se stessi, la determinazione e la responsabilità rispetto al proprio destino, essere fluidi e soprattutto ridere la vita – e ridere della vita – sono gli elementi cardini che non si pongono come “norme morali” da rispettare, né come “regole di vita”: fioriscono spontaneamente.
In questo libro Osho riesce a traghettare direttamente il lettore dal comune equilibrio, fondato su autocoscienza, infelicità e serietà – a suo dire le tre malattie mortali dell’uomo – al cielo limpido che contraddistingue i Maestri Zen. E tutto questo accade non perché lui insegni come fare, ma grazie a risvegli improvvisi che colgono il lettore, quasi che le parole aiutassero a schiudere una soglia interiore e rivelare visioni fugaci sulla più intima realtà di ciò che noi siamo, di quello che è la vita.
Solo un Maestro di Realtà può riuscire a fare tutto ciò, qualcuno che abbia operato dentro di sé l’alchimia dello Zen e quindi sia in grado di trasmettere quella comunione col Vero che nessuna parola potrà mai dare, nessuna comunicazione potrà mai realizzare. Ed è questo il segreto di un autore che viene sempre più riscoperto da un numero di lettori sempre più trasversale e libero da qualsiasi appartenenza; con una soglia d’ascolto sempre più ampia.

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