CONSAPEVOLEZZA: un unico principio
CONSAPEVOLEZZA: un unico principio
La consapevolezza nella sua pienezza ti darà l’idea di chi sei e ti darà anche l’idea di qual è il tuo destino: dove devi andare, quali sono le tue capacità.
Mindfulness – la pratica del prestare attenzione al momento presente, senza giudizi o distrazioni – ruota tutta intorno alla consapevolezza. Ecco come Osho chiarisce che cosa è…
La consapevolezza è qualcosa che già possiedi, ma soltanto in misura esigua. È simile a un iceberg: un decimo affiora dalla superficie dell’acqua, il resto è sommerso. Solo una minima parte di te è consapevole.
Io dico una cosa e tu l’ascolti: senza consapevolezza non sarebbe possibile. I pilastri di questo Chuang-tzu Auditorium non ascoltano, non hanno consapevolezza; ma noi siamo consapevoli solo in minima parte.
La meditazione è la scienza che sottrae all’oscurità una consapevolezza sempre più vasta. L’unico modo per riuscirci è essere ogni giorno, ventiquattro ore su ventiquattro, quanto più consapevoli possibile.
Quando ti siedi, fallo consapevolmente, non come un automa; quando cammini, cammina con consapevolezza, attento a ogni movimento; quando ascolti, ascolta con un’attenzione sempre più ampia, in modo tale che ogni parola ti arrivi nella sua purezza, chiara come il cristallo, nella pienezza del suo significato. E mentre ascolti, sii silenzioso, in modo che la tua consapevolezza non sia offuscata dai pensieri.
In questo preciso istante, se sei in silenzio e consapevole, puoi sentire gli insetti che cantano la loro canzone sui rami degli alberi. L’oscurità non è vuota, la notte ha la sua canzone, ma se tu sei colmo di pensieri, non riesci a sentire quegli insetti… e questo è solo un esempio!
Se diventi sempre più silenzioso, puoi iniziare ad ascoltare il battito del tuo cuore, a sentire il flusso del tuo sangue… perché il sangue scorre in continuazione in tutto il tuo corpo. Se sei consapevole e in silenzio, ti si riveleranno una maggior chiarezza e creatività e intelligenza sempre più ampie.
Al mondo esistono milioni di persone ricche di ingegno che muoiono senza nemmeno sapere di essere dei geni. Ci sono milioni di persone che non sanno perché sono venute al mondo, perché sono vissute e perché se ne stanno andando.
È accaduto… George Bernard Shaw era in viaggio in treno da Londra verso un’altra località dell’Inghilterra. Arrivò il controllore e Bernard Shaw cercò in tutte le tasche, aprì persino la valigia, stava sudando, ma non riuscì a trovare il biglietto.
Il controllore disse: «La conosco, tutti la conoscono, non si deve preoccupare. Lo avrà messo da qualche parte, non si agiti così».
Bernard Shaw esclamò: «E chi mai si preoccupa per il biglietto?»
Il controllore chiese: «E allora perché sta sudando ed è così nervoso?»
«Il problema è che adesso non so dove sto andando. Era scritto sul biglietto, ora sa dirmi lei dove ero diretto? Chi me lo dirà?»
Il controllore si stupì: «Come faccio a sapere dove stava andando?»
Bernard Shaw disse: «Quindi dovrebbe andarsene e lasciarmi in pace. Devo trovare il biglietto. È una questione vitale! Dove sto andando? Di sicuro sto andando da qualche parte, perché sono venuto alla stazione, sono entrato in questo scompartimento. Quindi una cosa è certa: di sicuro sto andando da qualche parte».
Questa è la situazione: la maggior parte della gente non arriva mai a saperlo, la sua consapevolezza è un tesoro nascosto! E non è possibile scoprire cosa contiene finché non ti svegli, finché non la porti alla luce, finché non apri tutte le porte ed entri nel tuo essere e ne esplori ogni angolo e anfratto.
La consapevolezza nella sua pienezza ti darà l’idea di chi sei e ti darà anche l’idea di qual è il tuo destino: dove devi andare, quali sono le tue capacità. Nascondi un poeta nel tuo cuore, un cantante, un ballerino o un mistico?
La consapevolezza è come la luce. Adesso dentro di te sei nell’oscurità più profonda, quando chiudi gli occhi c’è solo buio, nient’altro che oscurità.
Uno dei più grandi filosofi occidentali, C.E.M. Joad, stava morendo e un amico, discepolo di Gurdjieff, andò a trovarlo.
Joad gli chiese: «Cosa continui a fare con quello strano tipo, George Gurdjieff? Perché sprechi il tuo tempo? E non sei il solo… ho sentito dire che siete in molti!»
L’amico rise. Disse: «È strano che le poche persone che sono vicine a Gurdjieff pensino che sia il mondo intero a sprecare il proprio tempo… mentre tu pensi che siamo noi!»
Joad ribatté: «Non mi resta molto da vivere, altrimenti verrei a fare una verifica».
E l’amico: «Anche se ti restassero solo pochi secondi da vivere, puoi farlo, qui, adesso».
Joad acconsentì.
L’amico lo invitò a chiudere gli occhi: «Guarda dentro di te, poi riapri gli occhi e dimmi cos’hai visto».
Joad chiuse gli occhi, li riaprì e disse: «C’è buio e nient’altro».
L’amico rise e disse: «Non è certo il momento di ridere, perché stai quasi per morire… ma sembra che io sia arrivato al momento giusto. Hai detto di aver visto soltanto buio dentro di te?»
«Esattamente» rispose Joad.
L’altro riprese: «Sei un grande filosofo, hai scritto libri meravigliosi… non riesci a vedere che esistono due cose, tu e l’oscurità? Altrimenti, chi è ad aver visto il buio? L’oscurità non può vedere se stessa – questo, almeno, è certo – né può tornare per riferire che c’è soltanto il buio».
Joad rifletté per un attimo e disse: «Dio mio, forse le persone che stanno vicino a Gurdjieff non stanno sprecando il loro tempo. È vero: sono io che ho visto l’oscurità».
E l’amico concluse: «Il nostro impegno consiste solo in questo: rafforzare e cristallizzare sempre di più questo “io”, questo testimone, e trasformare l’oscurità in luce. Entrambe le cose accadono simultaneamente: man mano che il testimone diventa sempre più centrato, l’oscurità diminuisce. Quando il testimone giunge a completa fioritura, e cioè si apre nel loto della consapevolezza, tutta l’oscurità svanisce».
Noi siamo in una scuola di misteri, non facciamo altro che cristallizzare sempre di più il tuo testimone, la tua consapevolezza, in modo che il tuo essere interiore, la tua interiorità diventi una luce, così piena e straripante da poter essere condivisa con gli altri.
Essere nell’oscurità, è vivere al minimo. Ed essere pieni di luce, è vivere al massimo.
Osho, L’eco dell’infinito, capitolo 2