Yoga: l’energia che trasforma
«L’intero sforzo dello Yoga è conseguire ciò che non può essere ridotto a un oggetto, che resta irriducibile, ciò che può essere unicamente la tua soggettività. Non lo puoi vedere, poiché è colui che vede; né lo puoi afferrare, perché tutto ciò che puoi afferrare è qualcosa che non sei. Proprio perché lo puoi afferrare, diventa qualcosa di separato da te.
Questa consapevolezza che è sempre sfuggente e si ritrae in continuazione, e qualsiasi sforzo tu faccia risulta fallace… Ebbene, giungere a questa consapevolezza – come giungere a questa consapevolezza – è l’essenza dello Yoga.
Essere uno yogin vuol dire realizzare il proprio potenziale. Lo Yoga è la scienza di fermare ciò che va fermato e risvegliare quanto va risvegliato; di distinguere tra ciò che sei e ciò che non sei, operando una separazione netta che ti permetta di vedere te stesso con chiarezza. Una volta che hai avuto un bagliore della tua natura, di ciò che sei, tutto il mondo cambia; allora puoi vivere nel mondo senza che quest’ultimo abbia più il potere di distrarti. In realtà, nulla potrà distrarti, perché sarai centrato. Potrai andare ovunque senza mai cambiare, perché avrai raggiunto e conseguito l’eterno, ciò che non si muove né muta mai.» Osho
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Yoga: l’energia che trasforma
Yoga: la via dell’integrazione – Volume 7
Collana: Oscar Spiritualità
Formato: 12,7 x 19,7 – rilegato in brossura
Pagine 280 – Prezzo 12,00 euro
«Ricorda: parti sempre dall’inizio. Osserva a cosa ti stai aggrappando e perché. Non chiedere come arrenderti; osserva e scopri perché ti stai attaccando all’ego, come mai sei tanto testardo.
Se ancora hai la sensazione che l’ego abbia paradisi da offrirti, aspetta; non c’è bisogno di arrenderti. D’altra parte, se senti che tutte le promesse sono false e l’ego ti inganna, perché chiedere come arrendersi? Non aggrapparti. In realtà, quando sai di avere tra le mani un tizzone ardente, lo lasci cadere: il punto non è non aggrapparsi; semplicemente, lo lasci cadere. Se ti accorgi che la tua casa sta bruciando, non vai in giro a chiedere come uscirne.»
«È vero, ho detto più volte che bisogna accettare le polarità. Ma la meditazione non è una polarità: ne è l’accettazione, e tramite quest’ultima si consegue la trascendenza di ogni polarità. Dunque, non esiste un contrario della meditazione. Cerca di comprenderlo.
Quando stai in una camera buia, il buio è l’opposto della luce o solo la sua assenza? Se fosse l’opposto della luce, avrebbe una sua esistenza. Ma è così? Il buio è una realtà in sé o solo l’assenza di luce? Se avesse una sua realtà, quando accendi una candela, opporrebbe resistenza; cercherebbe di spegnerla. Lotterebbe per la sua sopravvivenza; invece non offre resistenza, non lotta mai. Una candela così minuscola… Il buio è grande e la candela piccolissima, ma il primo non può sconfiggere la seconda. Anche se il buio regnasse in casa da secoli, accendendo una piccola candela, scomparirebbe; non può dire: “Esisto da secoli, lotterò con tutte le mie forze”. Scompare e basta.
Il buio non ha una realtà positiva, è semplicemente assenza di luce, quindi accendendo la luce, scompare; spegnendola, appare. In realtà, non va via né ritorna, perché non può uscire né rientrare. Il buio non è altro che assenza di luce: se è presente la luce, non c’è il buio; se non c’è la luce, c’è il buio. È assenza.
La meditazione è la luce interiore. Non ha opposti, c’è solo assenza.» Osho
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