Una vertigine chiamata vita

Una vertigine chiamata vita

«Se appartieni all’universo, sarà l’universo a prendersi cura di te. Dico questo per esperienza. Per trentadue anni sono stato il povero più ricco del mondo. E non ho nulla che mi appartenga; nulla mi appartiene, ma il fenomeno di appartenere all’universo da una grande contraddizione ha creato armonia.» Osho

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Una vertigine chiamata vita

Autobiografia di un mistico spiritualmente scorretto

Collana: Spiritualità

Formato: 12,5 x 19,7 – rilegato in brossura

Pagine 332 – Prezzo 12,00 euro

DOMANDA: Qual è stata la prima cosa che hai fatto dopo esserti illuminato? 

OSHO: Ho riso. Mi sono fatto una bella risata nel vedere la totale assurdità dei tentativi di illuminarsi. È davvero ridicolo, perché noi siamo nati illuminati ed è assolutamente assurdo sforzarsi tanto verso qualcosa che già siamo.
Il giorno in cui mi sono illuminato’ significa semplicemente il giorno in cui ho scoperto che non c’è nulla da raggiungere, non c’è nessun posto dove andare e non c’è nulla da fare. Noi siamo divini, siamo già perfetti, così come siamo.

Tu mi chiedi: Qual è stata la prima cosa che hai fatto dopo che ti sei illuminato?

Ho riso e da allora ho continuato a ridere.
Non vi posso ridere in faccia, mentre vi racconto le barzellette, altrimenti le rovinerei, ma rido tramite voi.

Osho

Mai nato, mai morto

Ha solo visitato questo pianeta Terra

Dall’11 dicembre 1931 al 19 gennaio 1990

«Io non sono mai stato spirituale nel senso che tu dai alla parola. Non sono mai andato nei templi o nelle chiese, non ho mai letto le scritture o seguito pratiche specifiche per trovare la verità, non ho mai adorato o pregato Dio. Nella mia vita non ho mai fatto nulla di tutto ciò; per cui puoi senz’altro dire che io non ho mai fatto alcunché di spirituale. Ma per me la spiritualità ha una connotazione totalmente diversa: richiede un’individualità onesta; non permette alcun tipo di dipendenza. Crea una libertà fine a se stessa: non importano né il prezzo da pagare né le conseguenze. Non è mai nella folla, ma è solitaria, perché la folla non ha mai trovato alcuna verità. La verità è stata trovata solo nella solitudine.

La mia idea di spiritualità ha un significato diverso dalla tua. Le storie della mia infanzia, se riesci a comprenderle, faranno riferimento a tutte queste qualità, in un modo o nell’altro. Nessuno può definirle spirituali. Io le definisco così perché, secondo me, hanno fornito tutto ciò cui un uomo può aspirare.

Mentre ascolti i racconti della mia infanzia dovresti provare a cercarvi una qualità, non nel racconto in sé, ma una qualità intrinseca che corre come un sottile filo attraverso tutti i miei ricordi. E questo sottile filo è spirituale.

Spiritualità, per me, vuol dire semplicemente trovare se stessi. Non ho mai permesso a nessuno di fare questo lavoro per me, perché nessuno lo può fare al posto tuo; lo devi fare tu, in prima persona.»

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