L’ABC del risveglio

L’ABC del risveglio

«Abbiamo bisogno di intuizioni nuove, di nuovi pascoli, di nuove dimensioni. E queste nuove dimensioni vanno inevitabilmente contro la nostra vecchia e corrotta mentalità. Perciò, quando vi sentite ferire dalle mie parole, ricordate: non è la verità a ferirvi, bensì le menzogne a cui vi tenete aggrappati.
Ogni volta che dovete scegliere tra la verità e una bugia, siate coraggiosi e scegliete la verità, perché questo è il solo modo per vivere, il solo modo per conoscere, il solo modo per essere.» Osho

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L’ABC del risveglio

Riconoscere se stessi dietro il velo del linguaggio

Collana: Spiritualità

Formato: 12,5 x 19,7 – rilegato in brossura

Pagine 484 – Prezzo 13,00 euro

«Le parole sono qualcosa di problematico, che crea complicazioni e fraintendimenti, e questo perché si portano dietro un passato, sono creature del passato, e questo le appesantisce.
Tutte le parole sono pericolose, perché il loro significato proviene da un tempo che fu. E il mio problema è proprio questo: usare parole che provengono dal passato – perché non ne esistono altre – e tuttavia ribaltarle, stravolgerle, in modo tale che possano darvi una piccola intuizione di un significato nuovo. Le parole sono vecchie, le bottiglie sono vecchie, ma il vino è nuovo.

Un cannibale espone un suo dubbio a un esperto di galateo: «Secondo lei» chiede, «si possono mangiare le patatine fritte con le dita?»
«Che orrore!» esclama l’esperto, «ma non lo sa che le dita vanno sempre servite a parte, su un altro piatto!».

Il linguaggio nasconde pericoli sottili… è facilissimo essere fraintesi.» Osho

Andare al di là delle parole è la sfida e la grande avventura che questo libro propone.

«Le parole che abbiamo cercato di selezionare sono “fondanti” per le diverse dimensioni a cui si riferiscono e corrispondono ai mondi nei quali l’essere umano dimora: il corpo, la mente, le emozioni (ma anche il sentire) e lo spirito. E i significati che Osho lancia verso ciascuno di noi sono di volta in volta delle aperture, degli shock, delle prospettive nuove e diverse, delle comprensioni, degli atti di accusa, delle intuizioni, addirittura principi creativi… ma sempre restano soltanto dita puntate verso la luna.
Il Reale resta infatti immobile, incontrastato, indefinibile in quella percentuale di bianco che permette a una pagina di essere scritta, in quella pausa del respiro che permette alle parole di essere dette, in quel silenzio che, a ragione, Osho pone come il vero Principio laddove il Vecchio Testamento afferma che “In principio era la parola e dio era presso la parola, dio era la parola”: “Questo non può essere il vero inizio, infatti, la presenza delle parole presuppone la mente e questo implica che dio avesse già una mente! E quando si ha una mente, non si può vivere con una parola soltanto: le parole non credono nel controllo delle nascite, una sola parola ne crea migliaia; sono molto prolifiche!

“No, non è esatto dire che in principio c’era la parola: qualsiasi parola fosse, avrebbe portato con sé altre parole, avrebbe dato vita all’intero mondo della mente, all’intera atmosfera mentale. Avrebbe creato l’ambiente con ogni sorta di associazioni: avrebbe introdotto l’insieme multidimensionale delle cose.
Se fossi stato io a scrivere il Vecchio Testamento, avrei iniziato così: ‘In principio era il silenzio – non può essere altrimenti – e di nuovo ci sarà il silenzio alla fine’, perché l’inizio è sempre anche la fine. Se all’inizio c’era la parola, ci sarà la parola anche alla fine: in questo caso non ci sarà alcuna fine; continuerai a pensare, continuerai a filosofeggiare!
Meditazione significa raggiungere il principio primo o la vera fine, il che è lo stesso: è silenzio. Non ci sono parole, nessun pensiero, nessuna increspatura sul lago della consapevolezza. E il lago funziona come uno specchio: riflette tutte le stelle così come sono, senza interpretazioni; perché non è presente nessuno a interpretare. Esiste solo chiarezza, sensibilità, consapevolezza.
Si deve essere così silenziosi da non avere neppure l’idea del silenzio: semplice silenzio, senza alcuna etichetta; neppure un’esclamazione ‘Aha!’, altrimenti è finita! Ma se stai attento, piano piano ti accorgerai dei trucchi, delle strategie, delle manovre diplomatiche delle parole: più comprendi come funziona la mente, più ne sei fuori. E arriva il giorno in cui il silenzio prevale, senza interferenze, senza interpretazioni: in quell’istante ci si risveglia. Essere senza parole è andare al di là della parola”.

Ebbene, includendo la dimensione verbale in questo processo di comprensione primario, è possibile costruire un mondo nuovo, ed è bene farlo; anche per non creare un ulteriore estremo, visto che il silenzio di cui Osho parla non è affatto in opposizione alle parole, anzi, le anima e le rende non solo vive ma vivificanti: “Certo, non sono d’accordo con l’affermazione: ‘In principio era la parola’, ma di certo concordo su un fatto: chiunque abbia scritto quel passaggio biblico era incredibilmente consapevole del potere della parola. La antepone addirittura a dio; infatti, dopotutto, ‘dio’ è una parola, una parola vuota, priva di qualsiasi contenuto. Quantomeno quell’uomo ebbe l’intuizione che la parola è così potente da dover essere posta all’inizio dell’esistenza”.

Anche questa è una verità: senza le parole non saremmo umani, privi di parole la vita perderebbe i colori e le sfumature che la rendono degna di essere vissuta; certo, strutturando le parole all’interno di stereotipi e pregiudizi ci facciamo del male come persone, come popoli e come genere umano. D’altra parte: se determinate parole mancano – o venissero a mancare –, veniamo deprivati delle relative esperienze; ecco perché i buddha e i mistici di ogni epoca e Paese si sono industriati per trovare il modo di veicolare con le parole la sublime esperienza che si manifesta allorché il silenzio esplode incontrastato. Parole per scalzare le parole, nella consapevolezza che se le parole imperano, siamo condizionati da una realtà che inevitabilmente inibisce, blocca, deforma la percezione del Reale.» (Dalla Prefazione)

Riusciremo ad abbracciare l’ignoto che immenso si dispiega oltre e al di là delle parole?
Il libro si profila come una serie di soglie indipendenti da cui cogliere il senso ultimo del nostro esistere.