IL SEGRETO E IL MISTERO DIETRO LE MIE PAROLE
“Io devo iniziare con il tuo linguaggio e, piano piano, tu inizierai a imparare la mia lingua. Io sono bilingue e renderò anche te bilingue. Esistono due linguaggi: quello delle parole e quello del silenzio.
In questo momento devo usare il linguaggio delle parole per tradurre la poesia del silenzio, la musica del silenzio.
In seguito, quando avrai sviluppato un po’ di spirito meditativo, sarai in grado di comprendere direttamente la poesia e la musica del silenzio.”
Osho, Mindfulness 4.0, Edizioni Mediterranee
Tra le tante tecniche e le molteplici innovazioni ascrivibili a Osho, “l’arte dell’ascolto” è una delle metodologie più efficaci e più rivoluzionarie che hanno catapultato la scienza dell’anima nel XXI secolo.
È bene ricordare che Osho ha privilegiato la tradizione orale, da sempre propensa a utilizzare il parlare per trasmettere ciò che l’esistenza vuole comunicare, ottimizzando lo strumento verbale per avvicinare al vero linguaggio del Reale: il silenzio.
In questa prospettiva, le parole di Osho hanno una marcia in più che la moderna tecnologia permette di sperimentare a casa propria o in qualsiasi momento sia possibile arricchire i propri tempi di vita quotidiana con “momenti di quieta presenza”: per esempio, sul treno, sull’autobus, in un parco…
Infatti, tutti i discorsi di Osho sono stati registrati, all’inizio in formato audio e quelli di epoca più recente anche come video, proprio con l’intento di raggiungere anche le persone che non erano fisicamente presenti, ma che la tecnologia permetteva di avvicinare a livello animico.
Soltanto l’esperienza può dare un’idea del valore di questa strategia comunicativa, che Osho chiarisce così…
“Stare seduto con me durante questi discorsi, non è altro che un modo per creare in te uno spazio meditativo sempre più ampio. Nel momento in cui io divento silenzioso, anche tu diventi silenzioso. Ciò che resta è solo un puro risveglio. Amo vedervi in silenzio, amo vedervi ridere, amo vedervi danzare; ma in tutte queste attività l’elemento fondamentale resta la meditazione.”
Guarda il video sottotitolato in italiano: OSHO TALKS:Why I am Talking – a Reminder
Per approfondimenti e altri suggerimenti meditativi vai al corso on line: L’arte dell’ascolto
Per il catalogo dei DVD doppiati e/o sottotitolati in italiano, visita oshoba.it
ASCOLTO, PRESENZA, CONSAPEVOLEZZA
L’arte dell’ascolto e l’esercizio della presenza che si possono sperimentare ascoltando o guardando i discorsi di Osho – oppure partecipando all’ incontro serale di meditazione (Evening Meeting), là dove possibile – sono alla base di quella che è ormai riconosciuta come la più grande innovazione/rivoluzione nell’approccio alla dimensione interiore.
Osho, infatti, ha affrontato e risolto il dilemma che mai nessuno aveva messo in luce, nelle tante tradizioni di ricerca del Vero che hanno accompagnato la storia dell’umanità.
In realtà, tutti i vecchi metodi di meditazione tradizionali, ideati in passato, hanno al proprio interno una contraddizione implicita che da un lato non è mai stata risolta, dall’altro ha reso difficile, se non impossibile, un approccio naturale al silenzio, lo spazio in cui si dispiega e prende voce la consapevolezza.
Osho ha chiarito:
“Gli insegnanti di meditazione hanno sempre detto alla gente: ‘Resta in silenzio, ma non fare nessuno sforzo’.” Ma con quell’insegnamento “si mette la persona in un dilemma davvero oscuro”. E ha spiegato che, normalmente: “Non c’è modo di essere in silenzio senza fare uno sforzo. Se fosse possibile, non sarebbe mai esistita la necessità di un maestro, non ci sarebbe stato alcun bisogno di insegnare la meditazione. Le persone sarebbero diventate silenziose, senza sforzo alcuno”.
L’innovazione proposta da Osho si trova nei suoi discorsi e nel suo modo di ritmare la parola, radicandola letteralmente nel silenzio, come lui stesso ha spiegato:
“Il modo in cui io parlo è un po’ strano. Nessun oratore al mondo parla come me; da un punto di vista tecnico è sbagliato, richiede in pratica il doppio del tempo! Ma un oratore ha uno scopo diverso, il mio intento è del tutto diverso. Gli oratori parlano perché si sono preparati: si limitano a ripetere qualcosa per cui hanno fatto delle prove; secondo, parlano per importi una particolare idea o ideologia. Terzo il loro parlare è un’arte che continuano a raffinare.
Per ciò che mi riguarda, non sono ciò che viene definito un conferenziere o un oratore, per me non è una questione di arte o di tecnica; dal punto di vista tecnico peggioro ogni giorno, ma il mio scopo è del tutto diverso. Non voglio impressionarti, per poi manipolarti. Nel mio parlare non c’è alcuno scopo, non ho alcun intento: non voglio convertirti al cristianesimo, all’induismo, all’Islam, all’essere teista o ateo. Tutte queste cose non sono nelle mie intenzioni. In realtà, parlare è uno dei miei espedienti per la meditazione; parlare non è mai stato usato in questo modo.
Io non parlo per darti un messaggio, ma per arrestare il funzionamento della tua mente. Parlo senza aver nulla di preparato. Io stesso non so quale sarà la prossima parola, ragion per cui non faccio mai errori, si fanno errori se ci si prepara; io non dimentico mai nulla, perché può accadere se ci si deve ricordare qualcosa.
Dunque, parlo con una libertà che forse nessuno ha mai conosciuto. Non mi preoccupa se sono coerente, perché non è questo lo scopo: una persona che ti vuole convincere e manipolare con le sue parole deve essere coerente, logico, razionale per sovrastare la tua ragione. Ti vuole dominare attraverso le parole.
Il mio scopo è davvero unico: uso le parole solo per creare degli spazi di silenzio. Le parole non sono importanti, per cui posso dire qualsiasi cosa contraddittoria, fuori luogo, slegata dal contesto, perché il mio scopo è solo creare degli spazi vuoti. Le parole sono secondarie, i silenzi tra quelle parole sono primari: questo è solo un espediente per darti un’intuizione, un bagliore della meditazione. E una volta che sai esserti possibile, hai viaggiato a fondo, nella direzione del tuo essere.
La maggior parte delle persone del mondo non pensano che sia possibile alla mente essere in silenzio; e poiché pensano che sia impossibile, non ci provano.”
OSHO “The Invitation” #14
Per approfondire: INVITO AL SILENZIO
Per altri suggerimenti meditativi vai al corso on line: L’arte dell’ascolto
IL VERO SIGNIFICATO È NEI SILENZI
“Quello che sto dicendo non è una vera dottrina, lo non apporto nulla al tuo intelletto, ma al contrario sto cercando di far pulsare qualcosa nella tua intuizione. Non si tratta di una comunicazione verbale.
Accanto alla comunicazione verbale, qualcosa di più profondo e più grande traspira tra te e me, il non-verbale. Ciò che e’ detto non è la vera cosa, …ma Il non-detto, Il divario, l’intervallo.
Se ascolti solo le mie parole, allora ne perderai il significato. Perché il significato è più negli intervalli, nel silenzi.
Non devi ascoltare le mie parole, devi sentire il non detto che circonda le mie parole, e ciò è possibile solo in profonda fiducia e amore. Quindi, il silenzio da solo non aiuta, il silenzio è il primo requisito; l’ascoltare in meditazione, l’ascoltare con consapevolezza, ma questo da solo non ti aiuterà. Devi ascoltare con grandissima fiducia , in amore, in simpatia. Devi partecipare in me.
Perché quello che sto dicendo non e’ un sillogismo, non sono affermazioni logiche. Piuttosto è una canzone, non un sillogismo. Non è la logica, è l’amore che sto riversando in voi.
Giustamente ascoltata, una parola, o anche, un momento senza parole, ti può’ lanciare in un volo oltre lo spazio. Quello che sto dicendoti, giustamente ascoltato, non è una filosofia, non e’ un dogma, non e’ una dottrina, non sto cercando di convincerti di nulla, io non sono affatto un insegnante . Il mio lavoro è totalmente diverso, qualitativamente diverso. Tutto lo sforzo consiste nel creare un contatto con l’essenza del tuo essere.
Le parole sono usate come un mezzo, sono un ponte. Ma non dovresti prestare troppa attenzione alle parole.
Guarda più profondamente alla gestualità. Ciò che dico deve essere ascoltato, ma la cosa più importante e’ lasciare che il non detto crei una vibrazione nel tuo essere, lo parlo por creare delle onde nella tua coscienza. Le parole sono utilizzate come sassi gettati in un lago, in modo da creare onde nel lago.
La tua coscienza è profondamente addormentata. Voglio creare onde nella tua coscienza, così che la vita torni in te, cosi che ricominci a fluire, cosi da iniziare una danza del tuo essere interiore. E tutto ciò che io dico non è mai completo, non lo può essere per la sua stessa natura.
Devi aver sentito parlare della forma di poesia giapponese chiamata haiku. È la più piccola forma di poesia nel mondo, solo 17 sillabe. Ma una delle più penetranti. La parola haiku significa “l’inizio”. Questo ha un significato enorme, la parola haiku significa “l’inizio“; il compositore degli haiku dice che egli comincia, ma non conclude mai. Il poeta comincia, l’ascoltatore deve completarlo.
Se la poesia è completa con il poeta, allora non rimane nulla per l’ascoltatore. In questo modo l’ascoltatore sarà solo uno spettatore. In questo modo non e’ un atto creativo, al contrario è pericoloso. Il poeta, il vero poeta, non si completa mai, lascia qualcosa di incompleto; suggerisce, lascia spazi vuoti, e questi intervalli devono essere completati da te, allora l’atto è creativo II poeta canta una canzone, delle increspature sono create nella tua coscienza, e la canzone si completa nel nucleo più intimo del tuo essere. Il poeta comincia, tu lo completi, e in questo modo vi fondete in un unico processo creativo.
Il pittore inizia, colui che guarda il quadro lo completa Esattamente questo è ciò io che sto facendo qui. Tutto quello che dico non è mai completo, è solo un suggerimento, una spinta, un dito che indica la luna.
Dimentica il dito, e guarda la luna, li è il messaggio. Il messaggio non è nel dito. Le mie parole si muovono verso un silenzio senza parole. Il mio e’ solo un inizio, sta a voi completarlo. ”
OSHO “The Divine Melody” #4
Per approfondimenti e altri suggerimenti meditativi vai al corso on line: L’arte dell’ascolto
UN METODO DI DE-IPNOTIZZAZIONE
Osho, durante il discorso, ieri mattina, ho avuto una comprensione; era così evidente che non posso credere di averla appena avuta: sono stata de-ipnotizzata.
Il processo è iniziato nel momento in cui ho sentito la tua voce, dieci anni fa. Oggi mi sono sentita davvero vicina a qualcosa. Avresti potuto dire: “Conta fino a tre e ti sveglierai”.
Non riesco a credere quanto profondamente programmati siamo contro l’ipnosi, e quanto, in modo sempre così delicato, tu ce l’hai fatto notare – tanto che consideriamo persino un insulto quando la gente dice: “Osho vi ha ipnotizzati”, quando di fatto è il più grande dono in terra. La tua pazienza, genialità, compassione, maestria e saggezza mi riempiono di perenne stupore.
“Stavo proprio per dire: “Kaveesha, uno… due… tre!” Ma ho pensato: “De-ipnotizzare Kaveesha prima di chiunque altro non è educazione!” Così sono rimasto zitto, ma lei ha udito lo stesso. Quello che sta dicendo è verissimo, esatto.
Il mio parlarvi non ha il solito scopo a cui il parlare serve: indottrinamento – quello non è lo scopo dei miei discorsi. Io non ho alcuna dottrina: il mio parlare è in realtà un processo di de-ipnotizzazione. Basta ascoltarmi e molto lentamente, sarete liberi da tutte le programmazioni nelle quali la società vi ha imposto di credere. Il semplice ascolto con un cuore aperto, con una gratitudine accogliente, ed è inevitabile che accada.
Sono esistiti degli ipnotizzatori, ma nessuno ha mai provato il parlare in sé come metodo di de-ipnotizzazione. Può diventare una musica dentro di voi: può rilassarvi, può rendervi silenziosi, può dare un ritmo nuovo al vostro cuore… una sensazione nuova della mia presenza, una percezione nuova della realtà.
E io potrei parlare di qualsiasi cosa. Non dipende dal fatto che stia parlando di qualcosa in particolare: queste sono conseguenze. Posso parlare di A o B o C – cose che sono assolutamente estranee alla de-ipnotizzazione. Ciò che conta è il vostro modo di ascoltare: se è giusto, allora qualunque cosa dica rilasserà il vostro essere totalmente, e molto lentamente i vostri condizionamenti cominceranno a sgretolarsi.
E io lo voglio fare in questo modo. Non voglio ipnotizzarvi – ciò implica rendervi prima inconsci. In questo modo non c’è bisogno di rendervi inconsci. Diventate più consapevoli, più attenti e presenti: per ascoltarmi diventate coscienti, vigili. Ma il mio scopo consiste non nell’insegnarvi qualcosa, bensì nell’usare l’insegnamento come scusa per rendervi coscienti, presenti, così che possiate cominciare a toccare il superconscio in voi.
E dal superconscio affiora una qualità più elevata di ipnosi.
I metodi comuni di ipnosi possono essere pericolosi: potete finire nelle mani di una persona che vi può usare contro voi stessi, perché siete inconsapevoli. Non siete in uno stato migliore rispetto alla vostra consapevolezza normale.
Nessuno prima ha usato il parlare per aiutarvi e raggiungere il superconscio, quindi non ho bisogno di dirvi: “Abbandonate questo, abbandonate quello” – non vi devo dare suggestioni post-ipnotiche. Tutto accadrà quieora, e accadrà nel vostro stato di allerta totale, per cui non potete venire strumentalizzati, essere oggetto di abuso; non potete essere sfruttati.
L’ipnosi è stata condannata perché la gente cominciò a manipolare; e chiunque sia inconsapevole come lo siete voi può usare la tecnica dell’ipnosi. Ecco perché è stata condannata; altrimenti un fenomeno così bello, che vi può aiutare verso la meditazione, non sarebbe stato condannato.
Il mio metodo non può essere abusato. E quando la gente vi dice che siete ipnotizzati, non sentitevi feriti. Rispondete loro: “Sì, siamo stati ipnotizzati al risveglio. Siamo stati ipnotizzati a entrare nella superconsapevolezza. Non siamo stati ipnotizzati per andare nelle sfere inferiori della nostra mente, ma verso il superconscio più elevato, o superconscio collettivo” – e infine, se continuate semplicemente ad ascoltarmi, senza fare nulla, sperimenterete la coscienza cosmica.
Ma non l’ho mai detto prima e la gente si è sempre chiesta, visto che non ho una religione, non ho una dottrina, non ho un insegnamento, allora perché continuo a parlare alla gente? Non potevo dirlo a quelle persone, non avrebbero capito. Solo coloro che sperimenteranno la rilassatezza del superconscio saranno in grado di comprenderlo; e allora, di certo, come dice Kaveesha, capiranno quanto tempo ho aspettato, e quanto a lungo sono stato paziente, e capirà che sono stato condannato per cose che non hanno nulla a che fare con me.
Ma sono rimasto in silenzio – perché la cosa non mi disturba: l’unica cosa che mi interessa è che la mia gente raggiunga lo stato da cui non possa più regredire.
Non posso darvi nulla di più prezioso.”
Osho, Beyond Psychology # 42
Per approfondimenti e altri suggerimenti meditativi vai al corso on line: L’arte dell’ascolto