“Nel momento in cui cerchi di cambiare qualcosa, qualsiasi cosa, lo distruggi, e ne distruggi la bellezza. La paura ha una propria bellezza… una delicatezza e una sensibilità del tutto particolari che la contraddistinguono. In realtà, si tratta di una vitalità estremamente sottile. La parola è negativa, ma la sensazione in sé è oltremodo positiva.
Solo processi vivi possono aver paura; una cosa morta non ne ha; dunque, la paura è parte dell’essere vivi, implica essere delicati e fragili.
Pertanto, lasciale spazio, permetti alla paura di esistere. Trema quando ti avvolge, lascia che scuota le tue fondamenta; e godine, considerala una profonda esperienza scombussolante. E ricorda: non assumere alcun atteggiamento… in realtà, non chiamarla neppure “paura”.

Nel momento in cui la definisci così, hai assunto un’attitudine; l’hai già condannata, hai già stabilito che è qualcosa di sbagliato, qualcosa che non dovrebbe esistere. Sei già sul chi va là, stai già scappando, te la stai dando a gambe! In modo estremamente sottile, hai già spezzato ogni contatto con quell’emozione; hai rotto ogni legame tra te e ciò che ti sta accadendo. Dunque, è importante non definirla paura.

Smettere di attribuire un nome a ciò che accade è qualcosa di essenziale. Limitati a osservare la sensazione che provi, come ciò che accade si presenta a te. Lasciagli spazio, concedigli di esistere e non dargli alcuna etichetta: resta ignorante. L’ignoranza è una condizione dell’essere incredibilmente meditativa. Insisti nell’essere ignorante, e non permettere alle mente di manipolare. Non permetterle di usare il linguaggio, di imporre parole, etichette e categorie, poiché ciò implica un intero processo: una cosa è associata all’altra, e tutto questo non ha fine, è un moto inarrestabile.

Limitati semplicemente a osservare: non definire “paura” ciò che ti accade. Lasciati avvolgere dalla paura, diventa paura e trema: è qualcosa di splendido. Nasconditi in un angolo, rifugiati sotto una coperta e trema. Fa’ ciò che fanno gli animali quando hanno paura. Cosa farà un bambino, se ha paura? Piangerà. Oppure, che cosa farà un uomo primitivo? Si inginocchierà e pregherà Dio, mosso dalla paura.

Il dio dell’uomo primitivo è più vivo del dio del filosofo, infatti nasce da un profondo bisogno biologico, da una paura: la paura dell’ignoto, del vuoto che ti circonda; la paura di questa vastità sconfinata; la paura di essere uno straniero in terra straniera; la paura di non esserci più, un giorno… la paura di non essere. Solo i popoli primitivi sanno che, quando la paura si impadronisce di te, i capelli ti si rizzano in testa. I popoli civilizzati hanno scordato completamente quel linguaggio, è diventato una semplice metafora. Noi pensiamo che sia solo un modo di dire, che non sia qualcosa di reale; di fatto accade veramente.

Se permetti alla paura di impadronirsi di te, ti si rizzeranno i capelli. In quel caso, per la prima volta saprai quale splendido fenomeno sia la paura. In quello scompiglio, in quel ciclone, arriverai a conoscere l’esistenza di un punto immobile, uno spazio di quiete da qualche parte dentro di te, che non è affatto toccato dalla paura. E se la paura non lo può toccare, neppure la morte può farlo. Tutt’intorno esistono l’oscurità e la paura, solo questo centro piccolissimo è del tutto trascendente a quella realtà. E non sei tu che ti sforzi di essere trascendente; tu ti limiti semplicemente a permettere alla paura di impadronirsi totalmente di te, ed ecco che all’improvviso diventi consapevole di quel contrasto.

Pertanto, se la paura, la rabbia o la tristezza accadono, o se affiora qualsiasi altra emozione, permettile di esistere.
Chiudi le porte della tua casa e lasciati esistere all’interno di quell’emozione, rilassati in essa. Limitati a comportarti come un bambino, come un infante che ancora non è stato addestrato a etichettare le cose, che si limita a vivere le emozioni e non ha alcun pensiero che colori ciò che accade. La paura è una delle soglie attraverso cui si entra nel proprio essere.

Quando si ha paura di qualcosa, ci si deve immergere in quella paura; è il solo modo che permetta di liberarsi dalla paura. Se hai paura del buio, immergiti nell’oscurità. Malgrado ogni paura, entra nel buio, scendi nell’oscurità il più profondamente possibile.
Solo quell’esperienza di oscurità ti vaccinerà dalla tua paura: ti rivelerà che era stupido aver paura, il buio è qualcosa di meraviglioso. Questa oscurità è così vellutata, così silenziosa, ha uno splendore incredibile… e tu ne hai sempre avuto paura!
In questo caso, l’esperienza toglierà qualsiasi terreno dentro di te sul quale la paura possa mettere le proprie radici.”

OSHO: “La paura: comprenderla e dissolverla